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Italia
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CARRELLO
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Antoniotti Coste della Sesia Nebbiolo 2019

Antoniotti Coste della Sesia Nebbiolo

2019
Esaurito

21,00

/ bott. 0,75 L

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Scheda tecnica

TipoVino rosso
Regione
Uve
Produttore
AllergeniContiene solfiti
Gradazione alcolicai13,5%

Il vino

Odilio Antoniotti e suo figlio Mattia sono i baluardi del Bramaterra. Viti abbarbicate, spesso su pendii scoscesi, che poggiano su rocce di porfido, ricche di acidi, ferro e manganese, insomma tutte sostanze che si riversano in vini di verticale mineralità e dal carattere davvero unico. I porfidi altro non sono che il risultato dell’implosione di un grande complesso vulcanico che anticamente occupava tutto questo comprensorio. Appartenente all’associazione ViniVeri, l’azienda di Odilio Antoniotti ne adotta coerentemente i principi sia in vigna – niente chimica e piena ecosostenibilità – sia in cantina, con fermentazioni spontanee alimentate dai soli lieviti indigeni.

L’azienda ha origine nel 1860, ma la cantina e il suo stabile, nella frazione Casa del Bosco a Sostegno, provincia di Biella, risalgono alla fine del Settecento, e sono sempre lì. Le vasche di vinificazione tuttora utilizzate sono quelle scavate nel 1901 nella roccia vulcanica della collina del Bramaterra. Qui la temperatura si mantiene costante sui 15°C tutto l’anno e garantisce di fatto una fermentazione sì naturale, ma “a temperatura controllata”.

Il Coste della Sesia Nebbiolo è un autentico gioiello cui Odilio ha dedicato grandi sforzi e una vera e propria filosofia di produzione e legislazione a sé stante. Odilio rifiuta, per il Coste della Sesia, l’etichetta semplicistica di “denominazione di ricaduta” rispetto al più aristocratico Bramaterra. Per lui, il Coste della Sesia è un vino con una personalità, un carattere e un uvaggio indipendente, insomma un vino con tutta la sua caratteriale dignità da raccontare. Per questo motivo, quando si è trattato di stabilirne il disciplinare, ne ha sostenuto la possibilità, che infatti è prevista, di vinificarlo anche con il nebbiolo in purezza, a differenza del Bramaterra, che include sì il nebbiolo, ma nella misura massima dell’80% dell’uvaggio.

L’idea di un Coste della Sesia a base nebbiolo si è tradotta in vigna. Con l'obiettivo di realizzare il suo nebbiolo 100%, Odilio ha combattuto anni per unificare il versante di un colle del Bramaterra precedentemente frazionato in numerose proprietà. Si tratta di circa un ettaro e mezzo che oggi, finalmente, gli Antoniotti posseggono per intero, e che hanno pionieristicamente deciso di dedicare esclusivamente al nebbiolo e alla DOC Coste della Sesia. I filari, allevati a guyot, sono relativamente giovani, hanno circa 12 anni di età, e sono disposti ad anfiteatro, con esposizione prevalente a sud-est, sul dorso di una collina, ad un’altitudine media di 365 metri sul livello del mare. Il suolo, molto povero di sostanza organica, è acido, minerale e composto da rocce porfidiche; solo in una limitata parte intermedia del vigneto si è riscontrata una presenza di sedimento alluvionale.

Anche il Coste della Sesia Nebbiolo, come il Bramaterra, una volta vendemmiato rigorosamente a mano e con tutte le accortezze per preservare l’uva, viene rapidamente conferito in cantina e posto a macerare sulle bucce nelle iconiche vasche scavate nella roccia datate 1901. La macerazione dura 15-18 giorni, dopodiché, in modo del tutto naturale, si svina e si travasa il vino nei recipienti di affinamento: prima in acciaio, per un annetto di stabilizzazione, poi in botte grande – dai 12,5 ai 16 ettolitri – per un altro anno. Se ne producono annualmente circa 4000 bottiglie.

Di un colore granato piuttosto intenso, ancora con brillanti riflessi rubino, il Coste della Sesia di Antoniotti esprime già al calice una invitante per quanto sobria consistenza. Al naso rivela un bouquet elegante, immediato ma al tempo stesso sfaccettato e complesso. L’attacco è tipico, con note di violetta, petunia, lillà, fragolina e lampone. Ma a un esame più concentrato, rivela note più scure di mirtillo, confettura di prugna, sottobosco, con echi agrumati e di china. Note tese, dunque, a tratti amaricanti e tutt’altro che banali, con ricordi di pepe che si accompagnano ad una certa balsamicità ferrosa, con sbuffi di grafite e mentolo.

La mineralità olfattiva è la trama che, in forma di sapidità, domina il sorso richiamando il terroir vulcanico d’origine. Un assaggio gustoso e saporito, ma sottile, rinfrescante e appagante. L’acidità appare ben integrata in una struttura agile ma di buon corpo. Il tannino, elegante e cesellato, in gioventù si esprime ancora con una certa rusticità montanara. Il finale, appagante e lungo soprattutto grazie alla sapidità, regala una scia ammandorlata invitante e del tutto accessibile.

Nebbiolo che fa della sapidità la propria spina dorsale, si accompagna in modo del tutto naturale ai primi e ai secondi del territorio, ben conditi da salse e intingoli, e magari con ricchi contorni di verdure: ben vengano, dunque, paste ripiene di carne al burro, pappardelle con ragù di selvaggina, gnocchi di patate alla fonduta, e, per passare ai secondi, una grigliata di carne e dei gustosi bocconcini di manzo al vino rosso.

Che sapore ha questo vino?

Colore
Rosso granato / Intenso / Riflessi rubino / Consistente
Fragranza
Immediato / Complesso / Violetta / Petali di rosa / Fragolina di bosco / Lampone / Mirtillo / Confettura di prugne / Sottobosco / Scorza d' arancia / China / Pepe / Grafite / Note balsamiche / Minerale
Palato
Sapido / Saporito / Sottile / Rinfrescante / Di corpo / Dinamico / Tannino gustoso / Finale salino

Consumo e conservazione

Servire tra 16 ºC e 18 ºC

Abbinamenti

Ravioli d'anatra / Pasta e fagioli / Pappardelle al ragù di cinghiale / Gnocchi al sugo d' anatra / Fondue al formaggio / Grigliate / Bocconcini di faraona / Bistecca di manzo

Recensioni dei nostri clienti

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L'azienda

Odilio Antoniotti

Odilio Antoniotti

L’azienda Odilio Antoniotti e suo figlio Mattia sono i baluardi del Bramaterra, denominazione votata al nebbiolo tra le più significative e forse la più tradizionale dell’alto Piemonte. Una denominazione strana, perché intitolata a una collina di porfido vulcanico e non a un centro abitato, ma che tra i sette comuni che la lambiscono regala alcuni dei rossi più sensazionali e longevi d’Italia. Agli Antoniotti si deve una parte...

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