Paese di destinazione:
Italia
Lingua
CARRELLO
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Malvirà

Malvirà

Giuseppe Damonte inizia a produrre vino negli anni ’50 nella sua azienda a conduzione familiare con un sogno: mettere in bottiglia anima e suggestioni della terra che ama, da far scoprire sorso a...

Anno di fondazione1950
EnologoRoberto Damonte, Giacomo Damonte
Vigneto proprio:42 / ha
Produzione annuale300.000 bottiglie
Paese
Regioni
Uve

Vino di Malvirà

8 prodotti

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18,50

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Esaurito

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Esaurito

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Esaurito

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Malvirà

Giuseppe Damonte inizia a produrre vino negli anni ’50 nella sua azienda a conduzione familiare con un sogno: mettere in bottiglia anima e suggestioni della terra che ama, da far scoprire sorso a sorso. A metà degli anni Settanta l’azienda viene ribattezzata Malvirà, con lo stesso nome del vecchio edificio costruito a fine Ottocento nel centro del paese di Canale e che diventa sede della cantina di famiglia. Il curioso nome (che significa all’incirca “girata male”) deriva dall’esposizione a nord del cortile anziché a sud come voleva la tradizione contadina. Nel 1989 la cantina Malvirà viene trasferita nell’attuale sede ai piedi del vigneto SS. Trinità, con ulteriori ampliamenti ed estensioni funzionali.

Massimo e Roberto, seconda generazione della famiglia, hanno ereditato da Giuseppe una filosofia produttiva incentrata tutta sulla tipicità dei vini del Roero: vini raffinati ed espressivi, capaci di regalare sincere emozioni territoriali. Di questo progetto fa ormai stabilmente parte anche la conversione dei vigneti al biologico, ad ulteriore dimostrazione della cura e del rispetto per il territorio che caratterizzano l’operato di famiglia. In cantina, tutti i vini sono etichettati con i simboli dei tarocchi, che in modo allusivo e intrigante raccontano qualcosa dell’esperienza sensoriale che attende l’assaggiatore.

Lo stile Malvirà prevede la medesima vinificazione per tutte le parcelle, o meglio i cru, di proprietà. Uno “stile Borgogna”, si direbbe, che va a tutto vantaggio della valorizzazione dei microclimi e dei suoli che caratterizzano il Roero. Dal 2017, tutti gli arneis sono certificati biologici, e questo conferma una volta di più quanto i fratelli Damonte puntino su questa varietà, che poi è quella che ha dato al Roero grandissima linfa qualitativa oltre che commerciale. In gamma, i Roero Riserva, rossi, esprimono costanza qualitativa e altissimo livello espressivo. Il Renesio è un nebbiolo fresco e dinamico, il Trinità è incisivo, lungo e sottile; consistente e vellutato il Mombeltramo, di grande classe e territorialità. Tra gli arneis, spicca per sapidità il cru Trinità, fresco e slanciato, mentre materico e rotondo, complice un significativo riposo in legno, si rivela il Saglietto.

Basterebbe questo per inquadrare il livello di sperimentazione che Malvirà opera sull’arneis, ma a queste referenze si aggiunge quella che proviene dal cru Renesio, autentica protagonista della storia del bianco piemontese. Vigna Renesio: è infatti in questa tenuta che si hanno le prime notizie risalenti al 1478 sulla coltivazione dell’uva arneis nell’Albese. Secondo alcuni documenti storici provenienti dall’archivio dei Conti Roero, proprietari nel periodo medioevale di questi appezzamenti, si riconduce al nome di questo vigneto quello del vitigno arneis. Era infatti nominato in quel periodo “Reneysium”, successivamente “Renexij” poi italianizzato in “Ornesio”.

Il vigneto è caratterizzato sulla sommità da una doppia fila di cipressi che ricorda un po’ la Toscana e da una vecchia casa colonica risalente al 1700. Situato nel comune di Canale, è esposto a sud-nord-est, ad un’altitudine compresa tra i 260 e i 320 metri; si estende per 6,5 ettari e presenta suolo argilloso-calcareo, il che lo rende idoneo sia al nebbiolo sia all’arneis, che di fatti risulta di ottimo corpo, austero e vocato alla longevità.