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Cantine del Notaio

Cantine del Notaio

Estesa su circa trenta ettari di proprietà distribuiti nelle contrade più tipiche e più rinomate dell'area del Vulture — famosa per la grandezza dei vini già dall'epoca...

Anno di fondazione1998
EnologoLuigi Moio, Gerardo Giuratrabocchetti
Vigneto proprio:30 / ha
Produzione annuale360.000 bottiglie
Paese
Regioni
Uve

Vino di Cantine del Notaio

7 prodotti

44,90

14,90

17,90

22,50

Esaurito

10,50

Esaurito

19,50

Esaurito

28,00

/ bott. 0,5 L

Cantine del Notaio

Estesa su circa trenta ettari di proprietà distribuiti nelle contrade più tipiche e più rinomate dell'area del Vulture — famosa per la grandezza dei vini già dall'epoca di Orazio, nato proprio da queste a parti — l'azienda Le Cantine del Notaio è oggi una cantina simbolo della Basilicata, con vigne vecchie oltre un secolo. Vede la luce nel 1998, quando Gerardo Giuratrabocchetti — un'infanzia felice a scorrazzare tra le vigne di famiglia ed una Laurea in Scienze Agrarie a sancire la sua passione incondizionata per la terra — con il supporto della moglie Marcella raccoglie la preziosa eredità agricola lasciatagli dal nonno e, con essa, la sfida di valorizzare l'aglianico del Vulture, il vitigno a bacca nera più importante del Sud, che proprio nell'area del Vulture trova la sua terra di elezione grazie alla quota elevata, al terreno vulcanico e alle favorevoli condizioni climatiche. Il notaio che dà il nome all'azienda è il padre di Gerardo, in onore del quale i vini aziendali hanno preso i nomi degli atti e degli strumenti della professione notarile:  la Firma Cantine del notaio, il Sigillo, il Rogito, il Repertorio Cantine del Notaio, la Stipula, l'Autentica.

Tradizione, innovazione, rispetto e cultura del territorio si uniscono indissolubilmente nella storia della cantina, che si è avvalsa della consulenza del Professor Luigi Moio, Ordinario di Enologia presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Sotto la sua guida, l'azienda ha condotto uno studio puntuale e rigoroso dei terroir, dei sistemi di coltivazione della vite, dei metodi di vinificazione, ma soprattutto ha approfondito la ricerca sulle potenzialità enologiche dell'aglianico del Vulture, un vitigno austero e generoso al tempo stesso, capace di regalare vini dalla personalità straordinaria. Una varietà che ha trovato condizioni di crescita particolarmente propizie proprio nei terreni dell'azienda: suoli di natura diversa (sabbiosi, pozzolanici, di medio impasto e argillosi) ma che hanno in comune uno strato di tufo vulcanico ed un'esposizione pedoclimatica che consente la perfetta maturazione delle uve, in particolare dell'aglianico, che è uno dei vitigni più tardivi per epoca di raccolta (da metà ottobre a metà novembre).

Altro elemento di caratterizzazione dell'azienda sono le sue splendide cantine, ricavate in antiche grotte naturali di tufo vulcanico risalenti al XVII secolo. Un ambiente spettacolare, di grande suggestione, che fa di  Cantine del Notaio un'azienda dal profilo ineguagliabile. L’aglianico, da queste parti, è il vero e proprio… principe del foro! Mai domo, Gerardo è uno sperimentatore che ha portato questo vitigno nel mondo in ogni sua forma. Vinificato in bianco, con il Preliminare e il più complesso La Parcella (in blend con altre uve, anche internazionali); spumantizzato a metodo classico, con La Stipula, che sosta diciotto mesi sui lieviti; vinificato in rosso abboccato, con il Protesto, da provare con i dolcetti di Natale. Poi c’è ovviamente il rosato, Il Rogito, che è uno dei rosé migliori d’Italia per freschezza, mineralità e, soprattutto, intensità del colore e struttura, complice l’affinamento in legno.

I rossi rappresentano ormai il benchmark dell’aglianico. A cominciare dall’Atto, che è l’aglianico più croccante, immediato e tipico, fruttato ed erbaceo, teso e dinamico anche dopo un anno di legno che gli conferisce ricchezza e speziatura. D’impostazione più austera e tradizionale il Repertorio, un anno in tonneau, più opulento, dal tannino vellutato e dall’eleganza armonica e composta. Ancora più spinto in direzione dell’opulenza c’è il Sigillo, sempre un anno in tonneau ma prodotto da uve vendemmiate tardivamente, mentre per sfaccettature e complessità spicca ogni annata la Firma, il top di gamma che regala, da uve novembrine, un aglianico denso di cacao, tabacco, liquirizia, erbe aromatiche in un contesto gustativo sontuoso, avvolgente, balsamico, vellutato.