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Borgo San Daniele
Un numero limitatissimo di etichette che parlano di una viticoltura rispettosa dell'ambiente e di un modo personale di interpretare i vitigni autoctoni friulani. Produrre pochi vini significa fare delle...
Anno di fondazione | 1990 |
Enologo | Mauro Mauri |
Vigneto proprio: | 18 / ha |
Produzione annuale | 65.000 bottiglie |
Paese | |
Regioni | |
Uve |
Vino di Borgo San Daniele
Borgo San Daniele Cabernet Sauvignon Jiasik 2019
Borgo San Daniele Ribolla Gialla Rituàl 2020
Borgo San Daniele Venezia Giulia Bianco Arbis 2018
Borgo San Daniele
Un numero limitatissimo di etichette che parlano di una viticoltura rispettosa dell'ambiente e di un modo personale di interpretare i vitigni autoctoni friulani. Produrre pochi vini significa fare delle scelte. Educa a selezionare, a pensare. Nei 18 ettari di terreno che Borgo San Daniele i Mauri hanno abbracciato da subito le buone pratiche della biodinamica, senza gridarle. Selezionando quelli più vocati, hanno impiantato nuovi vigneti collocando i diversi vitigni con la massima attenzione per la posizione, l'orientamento, l'altitudine di ciascuno. Utilizzando al meglio le diverse composizioni dei substrati, al Borgo si sono lasciate sempre le vigne inerbite per controllare la vigoria delle viti e al tempo stesso preservare gli equilibri biologici della terra che le accoglie.
La terra è eredità. Con questo principio, nel 1990, per essere certi di limitare l'impatto ambientale e garantire una buona protezione fito-sanitaria, i Mauri hanno adottato da subito una elevata densità d'impianto per ettaro. Potature verdi e diradamenti, malolattiche, lunghe fermentazioni sui lieviti indigeni e imbottigliamenti senza filtrazioni sono state poi le parole chiave del Borgo, insieme alle vendemmie manuali "dedicate": un programma di raccolta teso a cogliere le diverse uve nel momento di perfetta maturazione di ciascuna, per conservare quella nota "croccante" che contraddistingue i vini.
Nelle vigne non si utilizzano prodotti di sintesi: sì a rame e zolfo, ma soprattutto sì a infusioni di equisetum, tarassaco e ortica, che danno ottimi risultati se applicati in opportuni momenti della stagione vegetativa. Durante la vinificazione i Mauri operano un piccolo metodo soleras per il recupero di parte dei lieviti indigeni: tutto ciò che resta farà da "balia" al nuovo mosto, così il dna si preserva nel tempo. Perché il vino è anche memoria.